lunedì 15 giugno 2015

L'ignoranza è forza

Due cose, a mio avviso, balzano all’occhio nel dibattito politico di questo giugno

: l’ignoranza e l’intolleranza. Si dirà che entrambe sono le cifre distintive di una stagione non particolarmente brillante delle istituzioni democratiche, se però anche nella sonnolenta Ferrara estiva, nella stagione in cui la gente in genere più che dedicarsi a discutere di amministrazione pubblica, cerca un ristoro dalla calura e dalle zanzare, vuol dire che esiste un progressivo deteriorarsi del vivere civile. Ignoranza e intolleranza mi pare siano sotto gli occhi di tutti, nei toni e nelle forme del dibattito; la gestione trogloditica delle proprie opinioni emerge con chiarezza dalle esternazioni di chi suggerisce di fare una colletta per spedire in Africa un sacerdote che si distingue per il proprio impegno sociale. Se non bastasse il livello truce dell’argomentazione, nella sequela di commenti che sono pubblicamente disponibili sui social network si trova un florilegio ben rappresentativo della poltiglia culturale in cui ci siamo venuti a trovare, e che è a questo punto un dato endemico. In sostanza sono convinto che anche risolto – se mai sarà risolto – il problema dell’immigrazione nel nostro paese, saremo talmente avvelenati di odio che faticheremo a trovare un modo qualsiasi di convivenza.  Ignoranza e intolleranza si trovano appaiate anche nella risibile, ennesima polemica ai danni dell’arcivescovo Luigi Negri, al centro di una querelle basata sul nulla, sul vuoto pneumatico, sullo zero assoluto, con il presule costretto a dare ragione di un presunto attacco al movimento 5 stelle quando invece metteva sull’avviso della manipolazione delle coscienze da parte di chi ha la propria legittimazione da uno studio di consulenza e di marketing. In una città civile, in entrambi i casi, ci si poteva attendere una qualche reazione del mondo associativo, di quello politico e sociale. Le voci che si sono sentite si sono segnalate invece per la scarsa moderazione, se non proprio per l’adesione al modello “rasoterra” di cui si diceva: campagne mail per una sedicente “battaglia” per la laicità dello stato, e bastonate mediatiche a chi accoglie le persone in difficoltà. Solo di passata facciamo presente che, in ambo i casi, parliamo di esponenti del mondo cattolico cittadino, nel suo vertice e nella sua base. Entrambi sacerdoti ed entrami attaccati in modo villano nel mutismo di chi dovrebbe invitare ad un atteggiamento più responsabile, a partire dalla sparuta pattuglia dei cattolici PD, vero monumento all’insignificanza politica in questa stagione che imporrebbe coraggiose prese di posizione pubbliche, chiare e ben definite. Il silenzio, insomma, non sempre è d’oro. In alcuni casi, purtroppo, è di piombo.

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