martedì 23 aprile 2013

L'ignoranza è forza (George Orwell 1984)


Gianfranco Rotondi è stato un esponente di terza schiera della DC avellinese, che negli anni ’90 si è progressivamente avvicinato alle posizioni del centro destra italiano, formando, nel 2005, una delle tante schegge della diaspora post-democristiana, il movimento “DC per le autonomie”, sparuta pattuglia che gli ha comunque permesso di ottenere incarichi governativi nell’ultima stagione governativa di Silvio Berlusconi.
Dotato di eloquenza vivace e di un sense of humour difficile da rinvenire fra i fedeli del cavaliere di Arcore, Gianfranco Rotondi ci ha lasciato imprevisti motivi di riflessione nel corso di una intervista rilasciata alla trasmissione radiofonica di Radio24 “La zanzara”; provocato dai conduttori, il politico e giornalista campano, infatti ha svolto una non banale riflessione sulla classe politica del nostro paese, partendo da un episodio avvenuto in questi giorni a Montecitorio, quando a fronte all’indecoroso impallinamento di Franco Marini alla carica di capo dello stato, aveva interpellato uno degli imberbi neodeputati del PD, facendo presente come l’ex segretario del PPI fosse l’unico erede della corrente  “Forze nuove” di Carlo Donat-Cattin, leader vicino da sempre alle posizioni del sindacato cattolico, e quindi uomo di sicura competenza del mondo del lavoro italiano; la laconica risposta dello sbarbatello in quota democratica era stata “io sono nato dopo, non so chi sia questo Donat Cattin”. 
Ora, al di là della constatazione della drammatica incompetenza di una delle nuove leve parlamentari, che tanti improvvidi “peana” avevano suscitato nella sinistra italiana, la non banale riflessione di Rotondi proseguiva in questi termini: siamo entrati nella categoria del “non conosco perché non c’ero”, ossia il giovanilismo incosciente di questo triste momento del nostro paese pone evidentemente come elemento distintivo del proprio profilo politico l’ignoranza del passato, almeno per quanto concerne la stagione precedente alla propria nascita, limite invalicabile oltre il quale evidentemente c’è il vuoto assoluto.
L’ossessivo ritornello delle “facce nuove non legate alla casta” ha così prodotto, nell’immediato, un risultato tanto deprimente quanto prevedibile: le leve trascinate nel parlamento nazionale dai fautori del nuovo a tutti i costi, situati a sinistra, all’estrema sinistra o nelle schiere eterodirette dallo sciamano ligure del M5S, sono uno specchio perfettamente plausibile dei giovani italiani, il cui candore scivola ben presto nella sprovvedutezza se non nell’ignoranza del vademecum minimo che qualsiasi parlamentare dovrebbe avere.
Si dirà che anche tanti politici di mezza età dimostrano lacune simili se non peggiori, e non fatichiamo a dissentire da questo punto di vista. Ma ci chiediamo: se il nuovo è di gran lunga peggiore del vecchio nella conoscenza minima degli elementi sociali e politici che sono patrimonio di tutti gli italiani, come si fa ad esaltarlo, senza alcuna riflessione critica? E’ possibile che basti dire “sono nato dopo” per permettersi l’ignoranza su Amintore Fanfani e Pietro Nenni, su Aldo Moro ed Enrico Berlinguer, su Bettino Craxi e Ciriaco de Mita? E’ sufficiente l’anagrafe per andare alla Camera o al Senato senza nulla sapere chi è passato su quegli scranni dal 1946 a oggi? O per non avere la più pallida idea di chi fosse Carlo Donat-Cattin?
Gianfranco Rotondi probabilmente non passerà alla storia, ma senz’altro questa generazione di imberbi apprendisti stregoni, che spiegano il vuoto pneumatico delle loro conoscenze con l’anagrafe, farà poca strada. A meno che qualcuno dei più avveduti “rottamati” non inizi a far girare (in formato e-book?) un manuale bignami che copra almeno gli ultimi settant’anni del nostro paese, i quali compresero pure una sanguinosa guerra di liberazione nazionale combattuta per dare diritti e doveri anche a questi deprimenti eredi di tradizioni politiche forse discutibili, ma di dignità impareggiabile rispetto allo squallore di oggi.