martedì 29 luglio 2008

Da Romolo Murri a Martin Schultz

Lapo Pistelli, responsabile delle relazioni internazionali del PD, nonché democristiano di lungo corso che ha fatto assieme ad altri volenterosi la lunga marcia dal PPI attraverso Margherita fino ad entrare nel partito guidato da Walter Veltroni è stato chiaro: alle prossime elezioni europee del 2009 non ci saranno soluzioni separate per gli ex DL e per gli ex DS. L’approdo al parlamento di Strasburgo sarà unico.

"La costruzione di un campo riformista in Europa - ha spiegato Pistelli - che rappresenta il nostro obiettivo, significa avere a che fare con forze che in gran parte militano nel campo socialista". "Le modalità - ha proseguito il dirigente del PD - con cui nei prossimi mesi lavoreremo insieme per arrivare entro il 2009 a una soluzione nuova e unitaria, deve essere ancora stabilita, ma non può che partire dalle disponibilità finora riscontrate dagli altri partiti europei" (citazione dal sito del PD).

Si prospetta quindi, come gran finale di cent’anni di cristianesimo sociale italiano, l’entrata assai poco trionfale nel Partito socialista europeo. Insomma da Romolo Murri a Martin Schultz, con buon rispetto parlando.
Le garanzie per la folta pattuglia dei cattolici democratici, i quali hanno qualche lieve divergenza in merito ai valori di riferimento con i loro colleghi del PSOE o della SPD, che non verranno richieste cambiali in bianco sui temi eticamente sensibili? Non pervenute.
Pistelli, sul “Corriere fiorentino” dello scorso 28 giugno, per giustificare il suicidio politico di una presenza un tempo gloriosa che si chiamava "Sinistra DC", ha cercato – invero con scarso esito – di esprimere con maggiore chiarezza il suo pensiero:

La sfida riguarda non i contenitori ma le culture politiche. Per i cattolici impegnati in politica, il valore della persona, della solidarietà, della giustizia evocano un’agenda di lavoro immensa da non coltivare in solitudine: relazioni internazionali fondate sull’equità, istituzioni che diano senso e valore alla partecipazione, regole di mercato attente alle prossime generazioni, migliori servizi e qualità della vita nelle nostre città, riscoperta di quei rapporti interpersonali che rendono salda una comunità (…) E’ un tempo da vertebrati, non da crostacei”.

Una alluvione di parole in cui manca ogni accenno su cosa dovrebbe unire i socialisti europei e gli ex democristiani su questioni come la famiglia, la bioetica, la vita nascente. Si parla in compenso di vertebrati e crostacei.

A beneficio del lettore, e uso di Lapo Pistelli, che pur frequentando il parlamento europeo pare non si sia documentato bene sui futuri compagni di casa degli eredi di Benigno Zaccagnini e Aldo Moro, riportiamo di seguito alcune delle più significative prese di posizione della delegazione italiana nel PSE, che si possono agevolmente rinvenire per esteso nel sito:
http://www.delegazionepse.it/pages.asp.

E’ una lettura istruttiva e variegata. Ci sono pregevoli esempi di brevi cenni sull'universo, come “… Le differenze di trattamento tra coppie sposate e coppie non sposate sono legittime, precisamente perché le coppie di sessi opposti possono fare una deliberata scelta tra sposarsi o no. Ma quando alle coppie dello stesso sesso viene proibito di sposarsi esse non hanno a disposizione tale scelta. Pertanto, i vantaggi riconosciuti alle coppie sposate dovrebbero essere automaticamente estesi alle coppie dello stesso sesso non sposate, sia quando formino una partnership registrata, sia quando, in assenza di tale istituzione, si trovano in una relazione duratura…”
(crediamo che l’autore volesse dire che l’istituzione dei matrimoni omosessuali sono non una possibilità per le legislazioni nazionali, ma un obbligo).
Più scorrevole la prosa di Pia Locatelli, che nel sospirare sui memorabili anni ’70, così commenta: “… Sono gli anni del nuovo diritto di famiglia, del referendum contro l’abolizione del divorzio, e poi della legge sull’interruzione volontaria di gravidanza; sono gli anni in cui, tra un corteo e l’altro, cambia il costume, si può essere finalmente, liberamente donne: “né puttane né madonne”, che sollievo!”.
(Il sollievo è anche nostro nel pensare che non abbiamo in programma incontri con la sopra citata deputata europea, a differenza del Pistelli, temiamo).
In ogni caso le priorità future del PSE sui temi della famiglia sono chiariti in inglese assai meglio che nello zoppicante italiano dianzi citato: “… Building on initiatives like our 2006 conference on the fundamental rights of lesbian, gay, bisexual and transgender people. We are looking at current European law and to see what further action is needed…”.

Come appare chiaro da queste incomplete citazioni, ci pare che servirà ben altro che le ardite riflessioni di Pistelli su "crostacei e vertebrati" per evitare ai futuri cattolici del PSE invisibilità e omologazione…

venerdì 25 luglio 2008

impubblicabile!

Così tanto per iniziare, partiamo con l'ultima delle numerose missive su temi etici che la redazione de "La Nuova Ferrara", quotidiano a immagine e somiglianza della laica, progressista e plurale società civile estense ha ritenuto - bontà sua - "impubblicabile".
Ai posteri....
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"Gentile Direttore,

le chiedo un pò di spazio per poter dire la mia opinione in merito alle lettere inviata a "La Nuova Ferrara" in merito ad eutanasia ed aborto.
Spesso pare che le sicurezze della fede siano solo di chi pratica una religione; invece, come dimostra il tono di alcune missive giunte al suo quotidiano, pare che le "granitiche certezze" su cosa sia giusto e sbagliato in tema di vita e morte siano un consolidato patrimonio anche di chi non si ispira ad alcuna fede.
A ciò si aggiunge il tono di chi parte dal presupposto che alcune scelte, come quella di uccidere tramite sospensione dell'alimentazione, come qualcuno desidererebbe per Eluana Englaro (dicendo pane al pane e vino al vino, senza artifici lessicali come liberare dalle sofferenze o simili) siano emblema di civiltà; da cui discende (paradossalmente) che chi, a tali mortifere scelte si oppone, è un retrogrado nostalgico del medioevo.
Per quanto riguarda le riflessioni sul recente caso avvenuto all'ospedale milanese di Niguarda, mi limito a constatare che senz'altro la mancata somministrazioni di analgesici alla donna che aveva abortito ha provocato dolori inutili, e ci mancherebbe. Mi dispiace però che nessuno abbia dedicato altrettanta commozione per le sofferenze del feto raschiato dalla pancia di quella mamma. E ancora nessuno mi pare che si sia chiesto se quel futuro bimbo fosse entusiasta dell'idea di essere eliminato. Ma le mie, evidentemente, devono essere riflessioni retrograde, che inficiano le scelte delle donne.
C'è stato chi di fronte a queste dolorose situazioni ha confidato in un "sussulto etico" della società civile. E su questo mi pare che andiamo perfettamente d'accordo, anche se penso che ci auguriamo cose diametralmente opposte, in quanto per qualcuno l'etica di riferimento pare essere quella della rupe tarpea.
Da storico ho il dovere di ricordare che la prima grande nazione europea ad introdurre leggi sull'interruzione di gravidanza e sull'eutanasia, piaccia o no, fu il terzo Reich.
Inoltre gli studi più recenti sull'eutanasia generalizzata nella Germania hitleriana (Aktion T4) hanno messo in luce quanto qualcuno già immaginava, ossia che centinaia di migliaia di famiglie non erano per nulla all'oscuro di quanto avveniva ai loro parenti negli istituti di cura tedeschi. Anzi, tanti condividevano appieno le umane aspirazioni così bene espresse dal dottor Karl Brandt, medico di fiducia di Hitler e generale delle SS, al processo di Norimberga: "Volevamo soltanto aiutare le famiglie a far cessare le insensate sofferenze dei loro cari".
E' una frase che si consiglia di rileggere diverse volte, perchè ci pare di averla sentita in altre bocche negli ultimi tempi.
All'epoca i soli a mettersi di traverso furono i vescovi cattolici e il clero protestante. Per qualcuno potrebbe essere l'ennesima dimostrazione della nefasta influenza della religione nella vita civile di un paese. Per me, retrogrado e clericalista, resta uno dei momenti più alti di civiltà di quelle chiese e dei loro pastori".