mercoledì 14 settembre 2011

lettera aperta al sindaco di ferrara


Caro Tiziano,


viste anche le tue ultime esternazioni, specie quella sul fatto che è stata l’ira “delle famiglie” a spingerti a scendere in piazza con la CGIL, mi sento in dovere di offrire qualche modesta riflessione su quanto accaduto nella scorsa settimana.

Prima di tutto, ed è il minimo, esprimo vicinanza e solidarietà al mio sindacato, la CISL di Ferrara, per gli attacchi sconcertanti espressi dai vertici della CGIL nel corso del comizio dello scorso 6 settembre. Mantenendo fermo il fatto che i partiti devono occuparsi di politica e i sindacati di lavoro (una banalità che evidentemente al segretario regionale CGIL Vincenzo Colla è del tutto sconosciuta) non è con gli attacchi a tutto campo a CISL e UIL che si risolvono le terribili difficoltà dell’economia del paese. Esibire i forconi e spararle grosse per scatenare i peggiori umori della piazza è poi miope e deleterio.

Sarò all’antica, ma che un sindaco partecipi a una manifestazione sindacale è a mio avviso parecchio discutibile. Se poi lo fa distribuendo strette di mano e pacche sulle spalle, allora l’odore di furberia diventa molto intenso: caro Tiziano se scendi in piazza perché oggi il massimalismo della CGIL ti rappresenta appieno, libero di farlo, però non “a prescindere” da quello che si dice sopra e sotto al palco. E in un contesto in cui si grida “traditori” a qualche migliaio di concittadini rei (!) di essere iscritti a dei sindacati confederali diversi dalla CGIL, forse era meglio non esserci, a mio modestissimo avviso. Se ci si va, si prende la responsabilità politica del “pacchetto completo” di quella giornata: i sorrisi, le strette di mano, i fischi alla CISL e alla UIL e i forconi.

Che l’azione di governo nel corso della peggiore crisi economico-finanziaria della nazione sia stata inadeguata e carente è sotto gli occhi di tutti, così come è sotto gli occhi di tutti il fatto che, alla fine della girandola di trasformazioni volute dalla Lega per scopi di basso cabotaggio politico, ci troviamo di fronte ad una manovra incomprensibile, in cui l’unica cosa certa è che pagheranno i soliti, ossia le famiglie.

Però, caro Sindaco, le famiglie di cui parli per giustificare la tua presenza in piazza in un diluvio d’acqua e di bandiere rosse, “pagano dazio” pure sui ticket sanitari voluti dalla progressista giunta regionale guidata dal compagno Vasco Errani; il tuo preventivato aumento dell’irpef non va in direzione diversa: evidentemente quando si tratta di fare cassa, anche i più quotati economisti democratici e riformisti dimostrano poca fantasia, andando a spolpare un osso ormai consunto.

Visto che poi sostieni di volere suggerimenti su come far tornare i conti del comune, io sono dell’idea che qualche rotoballa sul listone in meno, e qualche controllo in più sugli ISEE non sarebbero cattive idee, giusto così, per cominciare a dare un segnale.

In questa situazione non lieta, si dovrebbe lavorare perché le parti sociali ritrovino l’unità perduta, unica condizione per incidere in maniera consistente e visibile sulle scelte dell’esecutivo. Sarebbe bene che anche gli amministratori locali lavorassero in questa direzione, invece di partecipare a cortei in cui si indicano come “collaborazionisti” quei sindacati che, è bene ricordarlo, hanno tuttora diversi dei loro ex dirigenti seduti oggi in assessorati e municipalizzate di centro-sinistra.

Non casualmente i vescovi italiani ormai hanno esaurito le parole per chiedere a tutti di lavorare “per il bene comune”. Partiamo da qui, e non dai forconi o dai fischi, che mi pare – storicamente – non abbiano mai prodotto un granché di buono.

Andrea Rossi

domenica 4 settembre 2011

CIAO SEGRETARIO...

Per chi come me ha avuto la fortuna di essere nei giovani DC quando Mino diventò segretario, vent'anni fa, non occorrono molte altre parole.


Per chi nella DC c'era già prima, e che oggi è andato a finire a fare la stampella a qualche partito-scatolone in cui c'è tutto, vorrei ricordare quanto era DEMOCRISTIANO, Martinazzoli. Divenne segretario, rivoltò il partito come un calzino, ma non gli sarebbe mai passato per la testa di perdere l'unica cosa buona che avevamo: l'identità.


Per chi non ha fatto in tempo a vivere quegli anni turbolenti e oggi fatica a orientarsi, posso solo dire con rimpianto che vi siete persi un uomo, un cristiano, un credente e un praticante. senza se. senza ma.


In paradisum deducant te Angeli; in tuo adventu suscipiant te martyres, et perducant te in civitatem sanctam Ierusalem. Chorus angelorum te suscipiat, et cum Lazaro quondam paupere æternam habeas requiem


Ciao. Ti ho voluto molto bene...


andrea