venerdì 15 agosto 2008

Feste dell’unità… democratica

Si sa che le abitudini sono dure a morire, specie quelle più di vecchia data. Così, al momento di inaugurare la stagione delle feste di partito, i militanti del PD, quelli che, per usare una definizione di Dario Franceschini, dovrebbero essere già “contaminati” (ossia – in teoria – non essere più ne’ ex DL, ne’ ex DS) si rivelano invece per ciò che sono: un azionista di maggioranza, che non intende a rinunciare a tradizioni ultradecennali, e un socio di minoranza, apprezzato soprattutto se tace, acconsente, e si rende disponibile per la corvè ai tavoli o alla tombola.

E così, senza direttive univoche dal vertice, la base – senza alcuna meraviglia – sfoggia un campionario confuso di anarchia creativa nei nomi e nelle definizioni di ciò che dovrebbe essere la “festa del partito nuovo”: ci sono i duri e puri delle diffusissime feste dell’Unità, nelle quali gli ex DL se vogliono possono partecipare, ma tra bandiere rosse e moccoli da tirar giù i crocefissi, ci sono le feste del PD indistinguibili da quelle dianzi ricordate se non per qualche sparuta bandiera della formazione di Veltroni e senza alcuna rinuncia a bandiere rosse e moccoli, ci sono le feste del PD “ortodosse”, almeno in apparenza, ma nelle quali sono sempre in evidenza gli stand dell’UDI e delle gloriose-battaglie-per-le-conquiste-dei-diritti-civili, con le animatrici che appaiono reperti della stessa archeologia ideologica delle succitate battaglie.
E poi ci sono i colpi di genio, come in Emilia, dove, per non scontentare nessuno, in un paesello si è dato il via alla “festa dell’unità … democratica”, geniale iperbole di qualche leader locale del Partito democratico che spiega a volumi con che approccio la base ex comunista si avvicini alla nuova formazione, ossia con lo stessa volontà egemone con cui erano stati inglobati alcuni resti della galassia socialista e rifondarola.
In una esemplare intervista ad una testa locale, due volontari di una “festa del PD” che – per un mistero gaudioso simile a quello Trinitario – si fregiava assieme del titolo di "60° festa dell’unità" e "prima festa del partito democratico", sostenevano l’uno di venire dal volontariato parrocchiale e l’altro di volere il socialismo reale. Ignoriamo che qualità il secondo apprezzasse del primo. Forse il silenzio. Lo stesso consigliato ai vertici nazionali del PD di provenienza cattolica sui temi etici.

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