giovedì 27 agosto 2009

inedito (2° puntata)

di seguito un altro intervento ritenuto inopportuno dalle redazioni dei quotidiani ferraresi:

"... in questi giorni si susseguono le dichiarazioni di intenti dei maggiori esponenti del PD in merito alle candidature per la segreteria del partito. Fra queste, quella di Marcella Zappaterra mi è parsa interessante perché – finalmente – mette al centro dell’attenzione un punto da altri largamente trascurato, ossia la presenza cattolica all’interno del partito guidato da Dario Franceschini.
Con una sensibilità non trovata altrove la Zappaterra si chiede se base e vertici dell’ex PCI abbiano davvero capito che partito nuovo non voleva dire DS allargato. La risposta, per quel che mi riguarda è “no”, sia localmente che a livello nazionale.
Il PD nasce purtroppo da un equivoco, quello dei “due riformismi”, cristiano e socialista, che due erano, distinti e separati da storia, memoria e tradizioni, almeno da cent’anni. Con questo non vuol dire che uno fosse migliore dell’altro, ma semplicemente che non avevano motivo di fondersi in un unico partito. Fin dai primi del ‘900 le cooperative bianche e quelle rosse rappresentavano mondi diversi, spesso conflittuali fra loro, a Ferrara come nel resto d’Italia. DC, PCI e PSI hanno percorso strade distinte per mezzo secolo, e quando il partito dello scudo crociato decise la svolta del centro sinistra, lo fece cercando alleanze e non di certo pensando di fondersi con il partito di Nenni o con il PSDI di Saragat. La solidarietà nazionale a cavallo nella feroce stagione del terrorismo, non volle dire la nascita del partito unico DC-PCI, e per finire con la seconda repubblica, l’Ulivo di Romano Prodi rappresentava anime diverse senza che a nessuno venissero richieste abiure sul proprio schema di valori. Per non parlare del resto d’Europa, dove non esiste un solo paese dove socialisti e popolari si siano uniti in una sola formazione politica. Un conto sono le alleanze, come la grande coalizione di Angela Merkel, un conto le fusioni, che pregiudicano il presente e mettono una seria ipoteca sul futuro.
Come si fa a costruire un partito unico essendo d’accordo sulla costruzione di strade asfaltate, ma non su cose come famiglia, vita, etica? Per fare un partito unico, che quindi prevede una sua disciplina interna basta che entrambe le anime del movimento vogliano un welfare dignitoso, una seria politica di integrazione e un po’ più di sobrietà nella vita politica?
E per fare un esempio, mi si lasci constatare il silenzio assordante di Tiziano Tagliani e degli altri cattolici ferraresi del PD sul fatto che, come è stato recente riportato sui quotidiani, l’USL di Ferrara sia all’avanguardia nei protocolli di utilizzo della RU486; dipenderà dal fatto che una parte del suo partito la ritiene una grande conquista civile, e un'altra la vede come un diserbante per embrioni?
Come è evidente non è la politica a dividere Bersani da Franceschini, ma è la storia, la quale si può dimenticare, mettere alla porta o sotto al tappeto, ma pur sempre pesa come un macigno sul presente e sul futuro del Partito Democratico".

1 commento:

  1. Beh, considerando il progetto di legge regionale "INTERVENTI PER LA PROMOZIONE DEI DIRITTI DELLE FAMIGLIE IN EMILIA-ROMAGNA" di cui Tagliani è primo firmatario, dove in realtà si equiparano famiglie e relazioni fra generi e generazioni (quindi coppie di ogni tipo e anche rapporti poligamici) sicuramente Tagliani si muove nel solco del "riformismo" zapateriano e non certo in quello degasperiano...

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