Con l’arrivo ormai annunciato di “striscia la notizia” a Portogaribaldi, speriamo che la non lieta vicenda che ha coinvolto un bambino diversamente abile che non è stato ammesso all'eucarestia, sia ormai ai titoli di coda, anche se a mio modesto parere siamo ben oltre “la frutta”, ma abbiamo abbondantemente superato il caffè, l’ammazzacaffè e il digestivo.
La mia premessa è semplice: non intendo soffermarmi sulla questione della presunta “comunione non data” (su cui la diocesi ha dato spiegazioni abbondanti ed esaudienti), perché trovo interessante non tanto la cosa “in sé”, quanto le reazioni e gli interventi che si sono succeduti in molti media “on line” e nei commenti di chi a vario titolo, a proposito e quasi sempre a sproposito, ha sentito il dovere di dire la sua su quanto accaduto.
La prima cosa che lascia meravigliati è la quantità di persone, anche in ambito ecclesiastico, che si sono sentite in dovere di dire la propria opinione senza nulla sapere del caso specifico. Ora se don Andrea Gallo o il portavoce della comunità Giovanni XXIII possono avere, tramite le misteriose vie dello Spirito Santo, una idea di fatti e questioni che riguardano un sacerdote e le sue scelte individuali, resta abbastanza misterioso che tipo di illuminazione possono avere avuto gli esponenti ferraresi di Rifondazione Comunista per censurare le scelte del parroco, cosa che può sembrare una barzelletta di cattivo gusto, ma che è avvenuta per via ufficiale: i comunisti estensi hanno duramente criticato don Piergiorgio Zaghi su questioni meramente religiose (!). Non meno sconcertanti sono apparsi i commenti di altri soggetti, come l’Osservatorio sui diritti dei minori, che ha sentito il dovere di insegnare a un sacerdote come si esercita il suo ministero. Non è mancato il tratto grottesco con il presunto ricorso alla Corte europea per i diritti dell’uomo da parte di inesistenti avvocati del foro di Parma, notizia che prima di essere sbugiardata è stata riportata (e commentata in modo pesantissimo, anche sul serioso Corriere della Sera) da quasi tutti i media nazionali.
Si tratta evidentemente di cose che qualche decina di anni fa avrebbero sepolto di ridicolo chiunque si fosse accostato all’argomento. Ma quando mai si è visto un partito, una associazione, o la preclara trasmissione di Antonio Ricci occuparsi di faccende che sono di esclusiva discrezionalità di un sacerdote? E il peggio pare non avere fine: il parroco ha avuto una contestazione da presunti “fedeli” (?), davanti alla Chiesa, e qualcuno ha pensato di tirare un vaso da fiori contro la porta dell’abitazione.
Si dirà che questo campione non rappresenta l’umore dei cittadini. E’ vero. Gli umori della “ggente” infatti sono pure peggiori, basta dare un’occhiata ai commenti on-line che si sono letti in questi giorni su internet, dove si è da “i preti sono una brutta razza”, “la religione succhia i soldi ai gonzi”, ad un altro fenomeno degno di nota: l’improvvisazione predicatoria, l’interpretazione self-made del Vangelo da parte di persone che probabilmente in genere scantonano le chiese come se fossero luoghi per appestati, ma che ovunque sul web si sono sentiti in dovere di citare le Scritture e di giudicare parroco, diocesi e clero. Molti di questi interventi raccolgono un tale quantitativo di baggianate pseudo religiose da Bignami anticlericale che sono di per sé testimonianza di insipienza piuttosto che di saggezza popolare. Eppure desta stupore il numero di coloro che premettendo “io non vado in chiesa, però …” dispensano perle di teologia morale, in cui non manca mai la frase “Gesù avrebbe fatto … Cristo avrebbe detto …”. Che Cristo conoscano non è facile capirlo visti poi gli sfondoni che poi si leggono in queste intemerate.
E i credenti e praticanti, minoranza assediata in questa società sempre più laicista e ostile? Zitti. Muti. Silenziosi. Non una riga sui giornali, non un commento, non dico comprensivo, ma quantomeno equilibrato. Silenzio assoluto, tombale. Anzi, qualcuno esprime vergogna, come se il clima generale facesse ritenere colpa collettiva una questione individuale che colpa non è, ma libera scelta di un sacerdote. Io credo invece che il silenzio sia colpevole arrendevolezza in questa stagione non lieta di costante attacco alla Chiesa.
Per quanto mi riguarda, e fosse anche la sola voce fuori dal coro, di bastonate, mediatiche e non, ne sono arrivate anche troppe su don Piergiorgio Zaghi, a cui invio la mia personale solidarietà per quello che ha dovuto subire e che ancora oggi deve tollerare, nel silenzio generale di chi poteva spendere una parola buona e non l’ha fatto. O di chi magari ha detto parole cattive, sapendo di fare male a un prete che senz’altro vive questo momento non lieto con angustia e dolore.
La mia premessa è semplice: non intendo soffermarmi sulla questione della presunta “comunione non data” (su cui la diocesi ha dato spiegazioni abbondanti ed esaudienti), perché trovo interessante non tanto la cosa “in sé”, quanto le reazioni e gli interventi che si sono succeduti in molti media “on line” e nei commenti di chi a vario titolo, a proposito e quasi sempre a sproposito, ha sentito il dovere di dire la sua su quanto accaduto.
La prima cosa che lascia meravigliati è la quantità di persone, anche in ambito ecclesiastico, che si sono sentite in dovere di dire la propria opinione senza nulla sapere del caso specifico. Ora se don Andrea Gallo o il portavoce della comunità Giovanni XXIII possono avere, tramite le misteriose vie dello Spirito Santo, una idea di fatti e questioni che riguardano un sacerdote e le sue scelte individuali, resta abbastanza misterioso che tipo di illuminazione possono avere avuto gli esponenti ferraresi di Rifondazione Comunista per censurare le scelte del parroco, cosa che può sembrare una barzelletta di cattivo gusto, ma che è avvenuta per via ufficiale: i comunisti estensi hanno duramente criticato don Piergiorgio Zaghi su questioni meramente religiose (!). Non meno sconcertanti sono apparsi i commenti di altri soggetti, come l’Osservatorio sui diritti dei minori, che ha sentito il dovere di insegnare a un sacerdote come si esercita il suo ministero. Non è mancato il tratto grottesco con il presunto ricorso alla Corte europea per i diritti dell’uomo da parte di inesistenti avvocati del foro di Parma, notizia che prima di essere sbugiardata è stata riportata (e commentata in modo pesantissimo, anche sul serioso Corriere della Sera) da quasi tutti i media nazionali.
Si tratta evidentemente di cose che qualche decina di anni fa avrebbero sepolto di ridicolo chiunque si fosse accostato all’argomento. Ma quando mai si è visto un partito, una associazione, o la preclara trasmissione di Antonio Ricci occuparsi di faccende che sono di esclusiva discrezionalità di un sacerdote? E il peggio pare non avere fine: il parroco ha avuto una contestazione da presunti “fedeli” (?), davanti alla Chiesa, e qualcuno ha pensato di tirare un vaso da fiori contro la porta dell’abitazione.
Si dirà che questo campione non rappresenta l’umore dei cittadini. E’ vero. Gli umori della “ggente” infatti sono pure peggiori, basta dare un’occhiata ai commenti on-line che si sono letti in questi giorni su internet, dove si è da “i preti sono una brutta razza”, “la religione succhia i soldi ai gonzi”, ad un altro fenomeno degno di nota: l’improvvisazione predicatoria, l’interpretazione self-made del Vangelo da parte di persone che probabilmente in genere scantonano le chiese come se fossero luoghi per appestati, ma che ovunque sul web si sono sentiti in dovere di citare le Scritture e di giudicare parroco, diocesi e clero. Molti di questi interventi raccolgono un tale quantitativo di baggianate pseudo religiose da Bignami anticlericale che sono di per sé testimonianza di insipienza piuttosto che di saggezza popolare. Eppure desta stupore il numero di coloro che premettendo “io non vado in chiesa, però …” dispensano perle di teologia morale, in cui non manca mai la frase “Gesù avrebbe fatto … Cristo avrebbe detto …”. Che Cristo conoscano non è facile capirlo visti poi gli sfondoni che poi si leggono in queste intemerate.
E i credenti e praticanti, minoranza assediata in questa società sempre più laicista e ostile? Zitti. Muti. Silenziosi. Non una riga sui giornali, non un commento, non dico comprensivo, ma quantomeno equilibrato. Silenzio assoluto, tombale. Anzi, qualcuno esprime vergogna, come se il clima generale facesse ritenere colpa collettiva una questione individuale che colpa non è, ma libera scelta di un sacerdote. Io credo invece che il silenzio sia colpevole arrendevolezza in questa stagione non lieta di costante attacco alla Chiesa.
Per quanto mi riguarda, e fosse anche la sola voce fuori dal coro, di bastonate, mediatiche e non, ne sono arrivate anche troppe su don Piergiorgio Zaghi, a cui invio la mia personale solidarietà per quello che ha dovuto subire e che ancora oggi deve tollerare, nel silenzio generale di chi poteva spendere una parola buona e non l’ha fatto. O di chi magari ha detto parole cattive, sapendo di fare male a un prete che senz’altro vive questo momento non lieto con angustia e dolore.
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