Vasco Errani: “noi e gli altri”
Marcella Zappaterra ha appena terminato la sua campagna elettorale per il ballottaggio: ha scelto Comacchio e ad accompagnarla il presidente della Regione Emilia-Romagna, Vasco Errani.
Marcella Zappaterra si può dire che ho imparato a conoscerla durante la campagna elettorale, pur avendo condiviso con lei gli ultimi 5 anni di consiglio provinciale; troppo esigui i suoi interventi anche soltanto per riuscire a costruirmi un parere articolato.
Il presidente Errani lo conosco meglio e lo considero un politico che ha saputo proporsi con un certo effetto: gli riconosco un'innegabile capacità di calamitare le attenzioni, parlando alle platee dei temi di cui queste vogliono sentirsi parlare.
Questa sera, forse perché non immaginava che alla chiusura della campagna elettorale del Pd avessero potuto intrufolarsi estranei o più banalmente, perché alla lunga si perde l'ispirazione, ho assistito ad un intervento che non è facilmente qualificabile.
Aldilà della chiosa sulla opportunità di mantenere sintonia politica fra regione, provincia e comuni (la logica dell'isolamento politico di chi non si omologa), nell'intervento, per altro breve, più di dieci volte ha sottolineato la dicotomia politica “noi e gli altri”.
Locuzione nella quale se è facile comprendere a chi si riferisca per i primi, risulta altrettanto agevole individuare i secondi: il resto del mondo.
“Gli uomini del centrodestra non amano il proprio territorio: per questo motivo, nel governarlo non lo valorizzano e lo deturpano”: pensavo a tutti quei comuni nei quali amici sindaci non di sinistra, hanno creato veri e propri modelli amministrativi: penso a Pariali, alla Neda, a Verri, a Fava, Casalicchio e tutti gli altri e non mi raccapezzo con le affermazioni del presidente della Regione.
Non un accenno sulle strategie e le sinergie regione-provincia (se non la citata liason politico-partitica), se non si escludono la citazione della vicenda Ospedale S.Camillo, vicenda condotta in maniera tutt'altro che esemplare dal suo assessore Bissoni e la partita turismo, fondamentale per Comacchio ed il suo territorio.
Errani, sussurrando di accettare il rischio di attirarsi antipatie, ha affermato che “non si costruirà più”; naturalmente, aggiungo io, fatto salvo tutto quanto prevede il vigente PRG: poi, ci sarà spazio solo per le palafitte in mare...
Il resto (15 minuti dei 20 totali), ragionamenti generali sulla moralità di Berlusconi, sull'inadeguatezza del governo ad affrontare la crisi mondiale e, soprattutto, un continuo richiamo ad Obama, nel quale Errani si impersona senza mezzi termini: la Regione da lui presieduta diventa d'incanto il 51 stato degli USA, tanta la condivisione di vedute strategiche di governo.
Senza alcuna ombra di presunzione, preconcetto o polemica, mi sento il diritto di affermare di avere aspettative più alte sia da chi la Regione la presiede e la governa da quasi dieci che da chi si candida a presiedere questa Provincia (e badate, non ho detto a governarla): non è solo una questione di stile, ma proprio di sostanza.
Marcella Zappaterra ha appena terminato la sua campagna elettorale per il ballottaggio: ha scelto Comacchio e ad accompagnarla il presidente della Regione Emilia-Romagna, Vasco Errani.
Marcella Zappaterra si può dire che ho imparato a conoscerla durante la campagna elettorale, pur avendo condiviso con lei gli ultimi 5 anni di consiglio provinciale; troppo esigui i suoi interventi anche soltanto per riuscire a costruirmi un parere articolato.
Il presidente Errani lo conosco meglio e lo considero un politico che ha saputo proporsi con un certo effetto: gli riconosco un'innegabile capacità di calamitare le attenzioni, parlando alle platee dei temi di cui queste vogliono sentirsi parlare.
Questa sera, forse perché non immaginava che alla chiusura della campagna elettorale del Pd avessero potuto intrufolarsi estranei o più banalmente, perché alla lunga si perde l'ispirazione, ho assistito ad un intervento che non è facilmente qualificabile.
Aldilà della chiosa sulla opportunità di mantenere sintonia politica fra regione, provincia e comuni (la logica dell'isolamento politico di chi non si omologa), nell'intervento, per altro breve, più di dieci volte ha sottolineato la dicotomia politica “noi e gli altri”.
Locuzione nella quale se è facile comprendere a chi si riferisca per i primi, risulta altrettanto agevole individuare i secondi: il resto del mondo.
“Gli uomini del centrodestra non amano il proprio territorio: per questo motivo, nel governarlo non lo valorizzano e lo deturpano”: pensavo a tutti quei comuni nei quali amici sindaci non di sinistra, hanno creato veri e propri modelli amministrativi: penso a Pariali, alla Neda, a Verri, a Fava, Casalicchio e tutti gli altri e non mi raccapezzo con le affermazioni del presidente della Regione.
Non un accenno sulle strategie e le sinergie regione-provincia (se non la citata liason politico-partitica), se non si escludono la citazione della vicenda Ospedale S.Camillo, vicenda condotta in maniera tutt'altro che esemplare dal suo assessore Bissoni e la partita turismo, fondamentale per Comacchio ed il suo territorio.
Errani, sussurrando di accettare il rischio di attirarsi antipatie, ha affermato che “non si costruirà più”; naturalmente, aggiungo io, fatto salvo tutto quanto prevede il vigente PRG: poi, ci sarà spazio solo per le palafitte in mare...
Il resto (15 minuti dei 20 totali), ragionamenti generali sulla moralità di Berlusconi, sull'inadeguatezza del governo ad affrontare la crisi mondiale e, soprattutto, un continuo richiamo ad Obama, nel quale Errani si impersona senza mezzi termini: la Regione da lui presieduta diventa d'incanto il 51 stato degli USA, tanta la condivisione di vedute strategiche di governo.
Senza alcuna ombra di presunzione, preconcetto o polemica, mi sento il diritto di affermare di avere aspettative più alte sia da chi la Regione la presiede e la governa da quasi dieci che da chi si candida a presiedere questa Provincia (e badate, non ho detto a governarla): non è solo una questione di stile, ma proprio di sostanza.
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