venerdì 25 luglio 2008

impubblicabile!

Così tanto per iniziare, partiamo con l'ultima delle numerose missive su temi etici che la redazione de "La Nuova Ferrara", quotidiano a immagine e somiglianza della laica, progressista e plurale società civile estense ha ritenuto - bontà sua - "impubblicabile".
Ai posteri....
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"Gentile Direttore,

le chiedo un pò di spazio per poter dire la mia opinione in merito alle lettere inviata a "La Nuova Ferrara" in merito ad eutanasia ed aborto.
Spesso pare che le sicurezze della fede siano solo di chi pratica una religione; invece, come dimostra il tono di alcune missive giunte al suo quotidiano, pare che le "granitiche certezze" su cosa sia giusto e sbagliato in tema di vita e morte siano un consolidato patrimonio anche di chi non si ispira ad alcuna fede.
A ciò si aggiunge il tono di chi parte dal presupposto che alcune scelte, come quella di uccidere tramite sospensione dell'alimentazione, come qualcuno desidererebbe per Eluana Englaro (dicendo pane al pane e vino al vino, senza artifici lessicali come liberare dalle sofferenze o simili) siano emblema di civiltà; da cui discende (paradossalmente) che chi, a tali mortifere scelte si oppone, è un retrogrado nostalgico del medioevo.
Per quanto riguarda le riflessioni sul recente caso avvenuto all'ospedale milanese di Niguarda, mi limito a constatare che senz'altro la mancata somministrazioni di analgesici alla donna che aveva abortito ha provocato dolori inutili, e ci mancherebbe. Mi dispiace però che nessuno abbia dedicato altrettanta commozione per le sofferenze del feto raschiato dalla pancia di quella mamma. E ancora nessuno mi pare che si sia chiesto se quel futuro bimbo fosse entusiasta dell'idea di essere eliminato. Ma le mie, evidentemente, devono essere riflessioni retrograde, che inficiano le scelte delle donne.
C'è stato chi di fronte a queste dolorose situazioni ha confidato in un "sussulto etico" della società civile. E su questo mi pare che andiamo perfettamente d'accordo, anche se penso che ci auguriamo cose diametralmente opposte, in quanto per qualcuno l'etica di riferimento pare essere quella della rupe tarpea.
Da storico ho il dovere di ricordare che la prima grande nazione europea ad introdurre leggi sull'interruzione di gravidanza e sull'eutanasia, piaccia o no, fu il terzo Reich.
Inoltre gli studi più recenti sull'eutanasia generalizzata nella Germania hitleriana (Aktion T4) hanno messo in luce quanto qualcuno già immaginava, ossia che centinaia di migliaia di famiglie non erano per nulla all'oscuro di quanto avveniva ai loro parenti negli istituti di cura tedeschi. Anzi, tanti condividevano appieno le umane aspirazioni così bene espresse dal dottor Karl Brandt, medico di fiducia di Hitler e generale delle SS, al processo di Norimberga: "Volevamo soltanto aiutare le famiglie a far cessare le insensate sofferenze dei loro cari".
E' una frase che si consiglia di rileggere diverse volte, perchè ci pare di averla sentita in altre bocche negli ultimi tempi.
All'epoca i soli a mettersi di traverso furono i vescovi cattolici e il clero protestante. Per qualcuno potrebbe essere l'ennesima dimostrazione della nefasta influenza della religione nella vita civile di un paese. Per me, retrogrado e clericalista, resta uno dei momenti più alti di civiltà di quelle chiese e dei loro pastori".

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